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Abbiamo recuperato il comunicato (datato 2007) in cui le madri di Plaza de Mayo attaccano con parole forti tre personaggi argentini, uno di questi è Bergoglio, Papa Francesco I.

E’ firmato Hebe de Bonafini, leader dell’Asociación Madres de Plaza de Mayo.

Il titolo è “Il fascismo attacca con Macri, Bergoglio e Bendini” e subito dopo si chiarisce che le Madres rifiutano le parole del Cardinale Bergoglio durante una sua omelia, “dette per proteggere”.

Prosegue dicendo che “loro sanno di essere complici della dittatura”. Parole arrabbiate: “Nessuno, nè la Chiesa nè la Giustizia ha condannato qualche vescovo per ciò che ha fatto, nè quelli che benedicevano mentre gettavano i nostri figli nel fiume o li torturavano”.

Rifiutano il tentativo di coprire l’orrore con l’oblio “Ora dicono ‘basta, smettiamola’ perchè hanno bisogno di dimenticare, ma non si può cancellare. Loro hanno collaborato.”

E infine la chiusura: “Macrì, Bendini, Bergoglio sono tutti della stessa pasta. La spazzatura va insieme. Sono fascisti, rappresentano la dittatura, sono proprio dietro alla dittatura, sono la dittatura stessa”.

Oggi, Hebe de Bonafini sembra quasi rassegnata sull’elezione del papa: ha comentato soltanto con un doloroso “Amen” l’elezione di Francesco I.

Testo integrale (se ci sono errori nella traduzione segnalateceli):

“El fascismo ataca desde Macri, Bergoglio y Bendini”

Las Madres de Plaza de Mayo repudiamos las palabras del Cardenal Bergoglio durante su homilía del sábado pasado porque se quiso proteger.

Ellos saben que son cómplices de la dictadura.

Ni la Iglesia, ni la Justicia condenaron a ninguno de los Obispos por lo que hicieron. Ni a los que bendecían cuando tiraban a nuestros hijos vivos al río, ni a los que les pegaban cuando los estaban torturando. No olvidamos que les decían “siete horas de de tortura no es pecado” cuando estaban estaqueados.

Ahora dicen “basta, termínenla” porque necesitan que se olvide. Pero no se puede borrar. Los obispos tenían sueldos de los jueces de instrucción. Los sacerdotes estaban a cargo de la Policía y algunos de ellos, además, tenían armas.

Los curas comprometidos con la causa de su pueblo fueron asesinados, los Palotinos, Mujica y los 125 curas desaparecidos.

Bendini acompaña toda esta basura pidiendo el perdón y el olvido y por eso habría que destituirlo, creo que a la Ministra no le queda otra.

La basura va junta, Macri, Bendini y Bergoglio. Son de la misma raza y de la misma ralea. Son fascismo, son la vuelta de la dictadura. Son la dictadura misma.

Los tres representan la dictadura. Bendini, Bergoglio y Macri.

Hebe de Bonafini
Presidenta de la Asociación
Madres de Plaza de de Mayo

Il nuovo papa è accusato di collusione con la dittatura argentina che sterminò novemila persone. Le prove del ruolo giocato da Bergoglio a partire dal 24 marzo 1976, sono racchiuse nel libro L’isola del Silenzio. Il ruolo della Chiesa nella dittatura argentina, del giornalista argentino Horacio Verbitsky, che da anni studia e indaga sul periodo più tragico del Paese sudamericano, lavorando sulla ricostruzione degli eventi attraverso ricerche serie e attente.
I fatti riferiti da Verbitsky. Nei primi anni Settanta Bergoglio, 36 anni, gesuita, divenne il più giovane Superiore provinciale della Compagnia di Gesù in Argentina. Entrando a capo della congregazione, ereditò molta influenza e molto potere, dato che in quel periodo l’istituzione religiosa ricopriva un ruolo determinante in tutte le comunità ecclesiastiche di base, attive nelle baraccopoli di Buenos Aires. Tutti i sacerdoti gesuiti che operavano nell’area erano sotto le sue dipendenze. Fu così che nel febbraio del ’76, un mese prima del colpo di stato, Bergoglio chiese a due dei gesuiti impegnati nelle comunità di abbandonare il loro lavoro nelle baraccopoli e di andarsene. Erano Orlando Yorio e Francisco Jalics, che si rifiutarono di andarsene. Non se la sentirono di abbandonare tutta quella gente povera che faceva affidamento su di loro.
La svolta. Verbitsky racconta come Bergoglio reagì con due provvedimenti immediati. Innanzitutto li escluse dalla Compagnia di Gesù senza nemmeno informarli, poi fece pressioni all’allora arcivescovo di Buenos Aires per toglier loro l’autorizzazione a dir messa. Pochi giorni dopo il golpe, furono rapiti. Secondo quanto sostenuto dai due sacerdoti, quella revoca fu il segnale per i militari, il via libera ad agire: la protezione della Chiesa era ormai venuta meno. E la colpa fu proprio di Bergoglio, accusato di aver segnalato i due padri alla dittatura come sovversivi. Con l’accezione “sovversivo”, nell’Argentina di quegli anni, venivano qualificate persone di ogni ordine e grado: dai professori universitari simpatizzanti del peronismo a chi cantava canzoni di protesta, dalle donne che osavano indossare le minigonne a chi viaggiava armato fino ai denti, fino ad arrivare a chi era impegnato nel sociale ed educava la gente umile a prendere coscienza di diritti e libertà. Dopo sei mesi di sevizie nella famigerata Scuola di meccanica della marina (Esma), i due religiosi furono rilasciati, grazie alle pressioni del Vaticano.
Botta e risposta.  Alle accuse dei padri gesuiti di averli traditi e denunciati, il cardinal Bergoglio si difende spiegando che la richiesta di lasciare la baraccopoli era un modo per metterli in guardia di fronte a un imminente pericolo. Un botta e risposta che è andato avanti per anni e che Verbitsky ha sempre riportato fedelmente, fiutando che la verità fosse nel mezzo. Poi la luce: dagli archivi del ministero degli Esteri sono emersi documenti che confermano la versione dei due sacerdoti, mettendo fine a ogni diatriba. In particolare Verbitsky fa riferimento a un episodio specifico: nel 1979 padre Francisco Jalics si era rifugiato in Germania, da dove chiese il rinnovo del passaporto per evitare di rimetter piede nell’Argentina delle torture. Bergoglio si offrì di fare da intermediario, fingendo di perorare la causa del padre: invece l’istanza fu respinta. Nella nota apposta sulla documentazione dal direttore dell’Ufficio del culto cattolico, allora organismo del ministero degli Esteri, c’è scritto: “Questo prete è un sovversivo. Ha avuto problemi con i suoi superiori ed è stato detenuto nell’Esma”. Poi termina dicendo che la fonte di queste informazioni su Jalics è proprio il Superiore provinciale dei gesuiti padre Bergoglio, che raccomanda che non si dia corso all’istanza.
E non finisce qui. Un altro documento evidenzia ancora più chiaramente il ruolo di Bergoglio: “Nonostante la buona volontà di padre Bergoglio, la Compagnia Argentina non ha fatto pulizia al suo interno. I gesuiti furbi per qualche tempo sono rimasti in disparte, ma adesso con gran sostegno dall’esterno di certi vescovi terzomondisti hanno cominciato una nuova fase”. È il documento classificato Direzione del culto, raccoglitore 9, schedario B2B, Arcivescovado di Buenos Aires, documento 9. Nel libro di Verbitsky sono pubblicati anche i resoconti dell’incontro fra il giornalista argentino e il cardinale, durante i quali quest’ultimo ha cercato di presentare le prove che ridimensionassero il suo ruolo. “Non ebbi mai modo di etichettarli come guerriglieri o comunisti – affermò l’arcivescovo – tra l’altro perché no ho mai creduto che lo fossero”.
Ma… Ad inchiodarlo c’è anche la testimonianza di padre Orlando Yorio, morto nel 2000 in Uruguay e mai ripresosi pienamente dalle torture, dalla terribile esperienza vissuta chiuso nell’Esma. In un’intervista rilasciata a Verbistky nel 1999 racconta il suo arrivo a Roma dopo la partenza dall’Argentina: “Padre Gavigna, segretario generale dei gesuiti, mi aprì gli occhi – raccontò in quell’occasione – Era un colombiano che aveva vissuto in Argentina e mi conosceva bene. Mi riferì che l’ambasciatore argentino presso la Santa Sede lo aveva informato che secondo il governo eravamo stati catturati dalle Forze armate perché i nostri superiori ecclesiastici lo avevano informato che almeno uno di noi era un guerrigliero. Chiesi a Gavigna di mettermelo per iscritto e lo fece”.
Nel libro, inoltre, Verbistky spiega come Bergoglio, durante la dittatura militare, abbia svolto attività politica nella Guardia di ferro, un’organizzazione della destra peronista, che ha lo stesso nome di una formazione rumena sviluppatasi fra gli anni Venti e i Trenta del Novecento, legata al nazionalsocialismo. Secondo il giornalista, l’attuale arcivescovo di Buenos Aires, quando ricoprì il ruolo di Provinciale della Compagnia di Gesù, decise che l’Università gestita dai gesuiti fosse collegata a un’associazione privata controllata dalla Guardia di ferro. Controllo che terminò proprio quando Bergoglio fu trasferito di ruolo. “Io non conosco casi moderni di vescovi che abbiano avuto una partecipazione politica così esplicita come è stata quella di Bergoglio”, incalza Verbitsky. “Lui agisce con il tipico stile di un politico. È in relazione costante con il mondo politico, ha persino incontri costanti con ministri del governo.
Oggi. Nonostante non abbia mai ammesso le sue colpe, il presidente dei vescovi argentini ha spinto la Chiesa del paese latinoamericano a pubblicare una sorta di mea culpa in occasione del 30esimo anniversario del colpo di Stato, celebratosi lo scorso marzo. “Ricordare il passato per costruire saggiamente il presente” è il titolo della missiva apostolica, dove viene chiesto agli argentini di volgere lo sguardo al passato per ricordare la rottura della vita democratica, la violazione della dignità umana e il disprezzo per la legge e le istituzioni. “Questo, avvenuto in un contesto di grande fragilità istituzionale – hanno scritto i vescovi argentini – e reso possibile dai dirigenti di quel periodo storico, ebbe gravi conseguenze che segnarono negativamente la vita e la convivenza del nostro popolo. Questi fatti del passato che ci parlano di enormi errori contro la vita e del disprezzo per la legge e le istituzioni sono un’occasione propizia affinché come argentini ci pentiamo una volta di più dai nostri errori  per assimilare l’insegnamento della nostra storia nella costruzione del presente”.
Tanti tasselli, quelli raccolti dal giornalista argentino nel suo libro che ci aiutano a vedere un po’ meglio in un mosaico tanto complesso quanto doloroso della storia recente di Santa Romana Chiesa.

La Troika ha dovuto rimandare gli incontri a causa di tre attentati alle sedi dei politici greci.

La commissione europea ha dato ordine ai suoi di muoversi sotto copertura (non devono dire chi sono) per evitare violenze.

La disoccupazione è alle stelle ed oltre un greco su tre vivrà sotto la soglia di povertà entro la fine dell’anno.

Il Parlamento greco è difeso da mercenari americani, della famigerata Blackwater (nota per le stragi di civili in Iraq).

La Troika chiede di licenziare 25mila statali, in cambio concederà la prossima tranche di prestiti.

Gli emiri (e Madonna) comprano a prezzi stracciati le isole.

Alba Dorata (ormai più del 10% dei consensi) ha dichiarato che “siamo pronti ad infornare gli immigrati, ci faremo saponette”.

Tutte le aziende statali di qualche importanza stanno per essere privatizzate.

Chi riesce a trovare (per miracolo) un lavoro, riceve 200-450€ di stipendio, senza orari nè diritti. (Ma è tutto legale: Samaras, imboccato dalla Troika, ha  appena promulgato una legge che di fatto toglie quasi ogni diritto ai lavoratori).

Il 62% dei giovani (dati ufficiali, chissà qual è la verità) è disoccupato. Il Governo si prepara a nuove riforme “lacrime e sangue” con un rimpasto di ministri.

Pur di riscaldarsi, gli Ateniesi hanno comprato le stufe e bruciano tutto ciò che trovano (anche l’ulivo sotto cui insegnava Platone). L’aria si è fatta irrespirabile.

Il Governo ha autorizzato la vendita di cibo scaduto con lo sconto del 60%.

Ci sono scontri quasi quotidiani tra cittadini e poliziotti. Lacrimogeni, pietre, molotov, incendi. Ancora e ancora.

La polizia tortura gli anarchici e massacra di botte manifestanti inermi.

La tensione è talmente alta che 5 ragazzi italiani sono stati perquistiti e detenuti per 8 ore senza alcun motivo (davvero, non c’erano accuse a loro carico). Erano solo colpevoli di essere giovani (16-19 anni)… e quindi sospetti.

“Oggi secondo me si assiste, e non è un paradosso, al grande successo dell’euro… E qual è la manifestazione più concreta del grande successo dell’euro? La Grecia […] una Grecia che è costretta a dare abbastanza peso alla cultura della stabilità e sta trasformando se stessa”. Parola di Mario Monti. L’ha detto. Davvero.

Benvenuti nell’Europa finalmente unita, che cresce in felicità e prosperità. Se l’è meritato il Nobel per la pace, non credete?

Indignatevi e agite, abbiamo interi popoli da salvare: il neoliberismo è famelico.

Se invece avete il culo al caldo e pensate di essere al sicuro, non temete: presto verrete travolti.

P.S. = tutto ciò che avete letto è assolutamente vero, fonti: qui, qui e altre fonti sparse.

Tratto da http://pensieridiognigiorno.altervista.org/polizia-greca-non-piace-la-musica/ .. Grazie!


Ovviamente Tg1, Tg2, Tg3, Tg4, Tg5, Studio Aperto e i maggiori quotidiani di informazione, hanno dato ampio risalto all’ultima manifestazione di Piazza Syntagma (100mila greci contro la Troika e la repressione), cosi come avrete di certo saputo che, sabato 9 marzo, cinque ragazzi italiani sono stati arrestati senza motivo in Grecia.

Cosa? Non lo sapevate? Ah si, scusate, dimenticavo che ormai da tempo, i media italiani non parlano più di quanto sta avvenendo in Grecia.

Ma la repressione sistematica è ormai fuori controllo e c’è un episodio di violenza gratuita, che ha visto come protagonisti 5 ragazzi italiani tra i 16 e i 19 anni. Sono stati fermati senza motivo da una pattuglia dei Delta (un altro gruppo speciale) e hanno mostrato i documenti, per rispondere alla richiesta di identificazione.

Ma i poliziotti non si sono accontentati: li hanno perquisiti, ammanettati, caricati di forza nel loro furgone e li hanno portati in commissariato. Ma non è finita qui. Perché i genitori dei ragazzi, una volta informati di quanto era accaduto si sono recati al commissariato. E qui hanno subito il rifiuto da parte della polizia, di fornire informazione sulle condizioni dei ragazzi, nonché delle accuse a loro carico, scatenando la loro rabbia. Cosi uno dei poliziotti che aveva partecipato all’arresto di quei ragazzini, ha preso a pugni uno dei genitori, minacciandolo di denunciarlo per diffamazione! A quel punto i genitori si sono rivolti all’ Ambasciata italiana e con difficoltà si è giunti al rilascio dei ragazzi alle 6:30 di mattina, dopo 8 ore di detenzione arbitraria e ingiustificata.

Capisco che in questi giorni si parli di Conclave, ingovernabilità del paese e soprattutto che nel fine settimana ci sono state le partite, ma come è possibile che questa notizia non abbia trovato nemmeno un piccolo spazio sulle tv e giornali italiani?
Forse perché si sarebbe dovuto provare a giustificare il comportamento della polizia greca e ci sarebbe stato il rischio di dover parlare della repressione attualmente in atto, contro ogni movimento sociale?

Forse è molto più semplice tagliare ogni ponte con la Grecia, ed evitare qualsiasi tipo di problema. Questa notizia è apparsa solo su Left.gr, il sito della sinistra ellenica. Ma lo scorso 17 novembre era accaduto un fatto analogo, quando un ragazzo italo-greco di 15 anni era stato trattenuto in questura per 4 ore con il divieto di avvisare i genitori.

L’ambasciata italiana ad Atene cosi come l’Associazione dei Genitori della Scuola Italiana di Atene, hanno annunciato che si interesseranno alla vicenda. Magari se della notizia se ne parlasse anche in Italia sarebbe meglio.

Un’altra brutta notizia dalla Grecia.

Oggi si è svolta una manifestazione a Piazza Syntagma contro le politiche economiche della Troika (che stanno causando moltissimi suicidi) e contro le miniere d’oro (scontri a Ierissos).

Verso le 19.00, i manifestanti hanno iniziato a gridare contro la brutalità e la repressione della polizia. A quel punto i poliziotti hanno lanciato molti gas lacrimogeni, soffocando i manifestanti. Il motto della manifestazione era “La primavera dei popoli è iniziata”.

Nel video (fonte enet.gr) si vedono due poliziotti che trascinano un manifestante e iniziano a picchiarlo con brutalità inaudita, immagini davvero feroci. Cercano di tappargli la bocca, ma lui grida il suo nome: è Alexandros Stavropulos, un attivista greco.

Per chi non riuscisse a vederlo, questo è l’orrore dell’austerity.

Diffondiamo e aiutiamo i fratelli greci nella Resistenza.

Parigi (Francia), 7 mar. (LaPresse/AP) – Scontri si sono verificati questa mattina davanti alla sede della compagnia Goodyear a Rueil-Malmaison, vicino Parigi, dove centinaia di lavoratori hanno manifestato contro il progetto di chiudere l’impianto di Amiens. I dimostranti hanno dato fuoco a un mucchio di pneumatici, mentre all’interno della sede i rappresentanti sindacali incontravano i vertici dell’azienda. I dipendenti in protesta hanno lanciato sacchetti di vernice contro la polizia in assetto antisommossa. Dopo alcuni scontri gli agenti hanno alzato barriere per respingere la protesta. La chiusura dello stabilimento di Amiens è stata annunciata cinque anni fa e potrebbe realizzarsi nel 2014, facendo perdere il lavoro a circa 1.200 persone.

L’amministratore delegato della compagnia Titan Tires aveva scritto al governo francese, rispondendo al suo tentativo di trovare un acquirente per la fabbrica: “Ho visitato quello stabilimento un paio di volte. La forza lavoro francese ottiene salari alti ma lavora solo tre ore. Hanno un’ora di pausa per riposi e pranzo, parlano per tre e lavorano per tre. L’ho detto in faccia ai sindacati francesi. Mi hanno risposto che questo è il modo francese! Quanto credete che siamo stupidi?”.

Domenica, 9 marzo

Forze antiterrorismo attaccano la città!

Squadre greche anti-terrorismo e polizia anti-sommossa con armi automatiche,  giovedì mattina sul presto hanno occupato la piccola città costiera di Ierissos nel nord della Grecia, a circa 100km da Salonicco.

La polizia armata ha fatto irruzione nelle case di chi è stato accusato di aver attaccato le installazioni della miniera d’oro Greek Gold la settimana scorsa.

Per più di due anni, gli abitanti di Ierissos hanno combattuto contro le attività di miniera della Greek Gold perchè distruggono la foresta e inquinano l’ambiente. La vasta maggioranza della gente di Ierissos vivo di agricoltura e turismo.

L’operazione di polizia, vista dagli abitanti della città come ‘occupazione di truppe straniere’, ha scatenato proteste di massa in cui la gente affrontava la polizia armata e chiedeva il loro ritiro dalla città.

Invece la polizia li ha attaccati, facendo ampio uso di lacrimogeni. La gente allora ha preparato barricate e acceso fuochi per diminuire l’effetto dei lacrimogeni. Gli scontri sono continuati  e si sono allargati nei campi circostanti.

I lacrimogeni hanno soffocato i manifestanti e un candelotto ha colpito un ragazzo nel cortile scolastico. Gli studenti sono usciti in strada e hanno affrontato la polizia. 4 quindicenni sono stati arrestati. Nonostante le proteste del preside della scuola di Ierisso, l’operazione militaresca è continuata tutto il giorno.

Migliaia di persone hanno manifestato a Salonicco contro le operazioni a Ierissos.


Saturday, 9 March 2013

Anti-terror units attack town!

SQUADS of the Greek anti-terrorist units and riot police armed with automatic weapons, early on Thursday morning occupied the small coastal town of Ierissos in northern Greece, about 100km east of Salonica.

The armed police raided houses in the town of those accused of attacking the installations of the gold mining company Greek Gold last week.

For over two years, Ierissos’ inhabitants have been fighting against the Greek Gold mining activities which they say destroy the forest and pollute the environment. The vast majority of the people of Ierissos make a living out of agriculture and tourism.

The police operation, likened by the town’s inhabitants to a ‘foreign army occupation’, triggered off mass protests with people confronting the armed police and demanding that they be withdrawn from the town.

Instead the police attacked them, making extensive use of tear-gas. People then set up barricades and made fires to lessen the tear-gas’ effects. The clashes between the town’s inhabitants and the armed police spread to the fields around the town.

Tear-gas choked up the town and a canister hit a boy in a school yard. Students came out in the streets and were confronted by riot-police. Four 15-year-old students were arrested. Despite the Ierissos’ school headmaster’s protests to the town’s police station, the military-style operation continued all day.

The Salonica director of the office of public prosecutor Panagis Yiannakis called a joint meeting for yesterday morning of Ierissos representatives, the area’s Mayor Christos Pakhtas and the chief of police Athinagoras Pazarlis.

The meeting did not take place as both the Mayor and the chief of police refused to attend. The Ierissos people’s committee issued a statement saying that Mayor Pakhtas is not welcome in the town. In 2003, Pakhtas resigned as deputy Finance Minister after being accused of involvement in illegal negotiations for the sale of the gold mines.

Thousands of people demonstrated in Salonica on Thursday against the police operation at Ierissos.

In Athens on Thursday about 3,000 college and university students marched through the city centre against the government’s scheme to close down at least one third of all college and university departments throughout Greece.

On Friday workers in the archaeology and monuments sectors staged a one-day national strike and all museums and sites remained shut.